Ho voluto dare un contributo al dibattito attuale circa la Didattica a Distanza in questo periodo di sospensione delle attività didattiche.
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Ecco alcuni stralci:
Mettiamoci nei panni di un operaio edile che fino ai suoi cinquant’anni ha sempre costruito abitazioni in legno e che dall’oggi al domani viene trasferito in una nazione dove invece, per la costruzione di abitazioni, si usano esclusivamente materiali lapidei. Ebbene ciascuno di noi capirebbe facilmente come sarebbe impossibile per lui continuare ad arrivare al lavoro con gli strumenti precedenti: seghetti, chiodi, pialla, raspe. Ovviamente egli dovrebbe rivoluzionare il suo sistema di costruzione nonché il suo patrimonio di strumenti e metodologie; dovrebbe misurarsi con tecniche di costruzione per cui non ha neppure dei modelli di riferimento: entrare in contatto con malte, acqua, cemento, reazioni chimiche, tempi di posa e essiccazione. Tentare di unire i mattoni con chiodi o incastri lo porterebbe al più triste dei fallimenti.
Questo è il mondo in cui, in questo momento, ogni docente italiano è stato catapultato.
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“Quello che non ho”: lezione streaming e compiti
A Nightmare on “Consorzio Nettuno” Street
Diversificare, individualizzare, personalizzare sono dunque non solo uno stimolo deontologico, ma anche una precisa indicazione normativa.
In quest’ottica la cosiddetta lezione frontale è lo strumento che meno si presta a perseguire i traguardi appena esposti. La lezione frontale è, di fatto, una negazione del principio dell’autoregolazione: è l’insegnante a decidere che cosa insegnare, quando farlo, attraverso quali strumenti, etc., mentre allo studente resta il ruolo del “sedersi e ascoltare”. E se in presenza, in classe, tale metodologia ha ancora una ragion d’essere, a distanza tale ratio viene meno.
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Il punto è proprio questo: il tipo di modello metodologico di una lezione frontale è poco adatto allo strumento video, tantomeno alla FAD.
Ulteriori motivazioni che sconsigliano l’uso delle video lezioni in streaming (in presenza, in diretta) – che ad oggi rappresentano la traduzione della lezione frontale in termini FAD – sono quelle relative ai problemi tecnici e a quelli comunicativi.
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Ne consegue che l’unico modo salvifico di lavorare è il modello asincrono. Gli studenti non lavorano contemporaneamente sulla stessa attività, essi avviano il loro apprendimento (anche cooperativo se è il caso), potendo accedere a diverse fonti, anche attraverso i loro dispositivi mobili (smartphone, tablet) evitando pertanto il sovraffollamento su un unico sito, un unico dispositivo, una sola tipologia di connessione e, in ultima analisi, in molti casi, potendo lavorare anche offline.
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Altro punto fermo da tenere in considerazione rimane anche quello secondo il quale FAD NON significa neppure distribuire compiti ed esercizi. Il Ministero consiglia peraltro di evitare, soprattutto nella scuola primaria, la mera trasmissione di compiti ed esercitazioni. Il grosso problema, in tal senso, è che, in Italia, solo il 20 per cento degli insegnanti ha seguito corsi formativi in materia di alfabetizzazione digitale questo significa che ancor meno docenti sono stati (a loro volta) alunni che hanno sperimentato, sulla propria pelle, la formazione a distanza.
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La didattica a distanza va quindi pensata, progettata, compresa, sperimentata a piccoli passi. Altrimenti costringeremo i nostri alunni ad una tortura più che ad un percorso di apprendimento, tortura alla quale si sottrarranno a gambe levate alla prima occasione.
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Ricetta rapida
La nostra proposta ha la stesso valore dei bastoncini di pesce se paragonati ad una splendida orata in crosta di sale.
Purtuttavia, in attesa di imparare a cucinare del buon pesce fresco, possiamo fare buon viso a cattivo gioco.
Ingredienti:
– HUB per la comunicazione
– una precisa unità di apprendimento
– una manciata di metodologie tipiche della FAD
– momenti di monitoraggio e feedback q.b.
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Studiare online, senza il conforto di una spiegazione, in presenza, del docente, senza quello dei compagni di classe, può risultare disorientante.
Questo è il motivo per cui è necessario accompagnare i nostri studenti, fin da subito, in ogni momento del percorso didattico, con istruzioni precise, univoche, certe, chiare, che non lascino adito a fraintendimenti, interpretazioni, malintesi.
Lascio, a titolo di esempio, alcuni lavori…
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Usare le metodologie tipiche della FAD:
Come abbiamo detto più sopra la lezione frontale è la metodologia che meno si adatta alla realtà della didattica a distanza. Con cosa la possiamo sostituire/integrare?
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…ognuno è in grado di raggiungere risultati apprezzabili se messo in situazione di contesto a lui favorevoli. In questo caso la variabile “tempo” è da tenere ben presente: alcuni studenti per alcuni argomenti e/o problemi possono avere bisogno di poche ore, altri di alcuni giorni, ma tutti possono raggiungere risultati soddisfacenti se messi nelle condizioni di poterlo fare.
Proprio il fattore tempo risulta, non solo nella webquest ma più in generale nella didattica a distanza, un variabile determinante. Il tempo deve essere visto nella doppia veste di tempo a disposizione (per studenti e docenti) e tempi di apprendimento.
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…Il rispetto di tali tempi è ancora una volta stabilito non solo dalla posizione costruttivista riguardo ai processi di apprendimento ma anche, come già detto, dalla normativa che chiede a gran voce, ai docenti tutti, di venire incontro alle esigenze formative degli alunni, …
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Nei giorni di sospensione della didattica si arricchiscono le esperienze di FAD. Dopo la prima fase su “come” realizzare la didattica on line, che non si può limitare alla mera proposizione di contenuti e dispense, l’attenzione si sta concentrando su un secondo quesito: la valutazione degli alunni. Come si devono comportare le scuole?
La risposta non è semplice ma possiamo costruire un nostro ragionamento su due colonne portanti: …
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I nostri studenti hanno la necessità, direi il diritto, non solo di capire ma anche di capire se hanno capito. Lo dobbiamo fare creando ambienti di apprendimento in grado di dare loro un feedback “naturale”, una sorta di retroazione continua.
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Il problema è che molti docenti usano lo strumento “video” ancora nello stesso identico modo, ovvero come si usavano le videocassette o i DVD, oggi semplicemente sostituiti da un link di Youtube.
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Per ottenere un reale vantaggio, dall’introduzione dei video digitali nella didattica, dobbiamo saltare al livello della Ridefinizione. Nel nostro esempio, pertanto, ci sarà un vero beneficio solo se adottiamo strumenti come, ad esempio, EdPuzzle.
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I video così intesi devono essere paragonati ad una sorta di biblioteca, repository, per l’apprendimento, alla quale lo studente accede nei modi e nei tempi che desidera, secondo il proprio ritmo, e in collegamento con gli obiettivi di apprendimento.
Usare questo tipo di risorsa, con queste modalità, consente il raggiungimento di due finalità
variamente invocate, e bassamente perseguite, nel nostro contesto scolastico, ovvero la personalizzazione e l’autoregolazione.